La scuola è cominciata.
Ed
ogni adulto a contatto con questo mondo cerca di fare, a modo suo, il meglio
che può per garantire serenità al/la bambino/a che ha accanto.
Ma
vi siete mai chiesti se effettivamente la serenità esista anche negli adulti?
Mi
spiego meglio: credo che per crescere bambini sereni servano adulti sereni. Non
è facile e talvolta ce ne dimentichiamo, proprio perché mettiamo loro – i
bambini – al primo posto.
Non
mi fraintendete, l’educazione resta per me sempre una sfida in cui il/la
bambino/a ha il ruolo di protagonista, ma l’adulto è necessario, prezioso,
importantissimo.
Perciò
la serenità è un valore che bisogna ricercare. Soprattutto adesso. Soprattutto
quando cominciamo un percorso in cui le emozioni prendono il sopravvento su di
noi, le routine si sconvolgono, le dinamiche relazionali cambiano i loro
tratti.
Oggi
vi voglio raccontare, grazie a due ragazze appassionate di educazione, come sia
possibile non perdere la testa in quest’inizio dandosi dei piccoli obiettivi.
In
aggiunta, Erika e Jessica, ci consigliano un libro tutto da scoprire sulla
genitorialità.
Se
siete curiosi continuate a leggere le nostre parole, non ve ne pentirete.
Prima di cominciare, chi sono Erika
e Jessica?
Sono due educatrici, laureate entrambe in scienze dell’educazione e della formazione (L-19).
In seguito alla triennale, Jessica ha deciso di conseguire la magistrale in scienze pedagogiche, mentre Erika è attualmente iscritta al terzo anno di scienze della formazione primaria.
Collaborano con me in questa bellissima avventura di articoli che è #distoriainstorie e poi, come me, hanno una pagina Instagram.
Hanno deciso di aprirla per condividere la passione per il loro lavoro, mirando ad una forte sensibilizzazione verso gli aspetti che vengono sottovalutati nella nostra professione.
Da dove nasce l'idea di questo articolo?
In un caldo pomeriggio
d’estate Erika alza lo sguardo verso la libreria e nota un libro dal nome
“I genitori devono essere affidabili. Non perfetti...”, proprio come il titolo di questo articolo.
Il libro è davvero interessante e Jessica arriva alla fine in fretta, scoprendo
il senso del termine “affidabili”. Allo stesso tempo, amplia ancora di più le
sue conoscenze sul ruolo genitoriale.
Posso capire, data la
giovane età e la poca esperienza nel mondo scolastico, che c’è
sempre molto da imparare su questo tema. In realtà, anche per chi ha tanti anni
di servizio, il rapporto insegnanti-genitori è sempre intriso di dinamiche
particolari, dubbi e domande, detti e non detti, azioni pensate ma anche
decisioni improvvisate.
Capita di sentirsi
inermi, ma allo stesso tempo molto sicuri. Capita di non avere istruzioni e
nemmeno pazienza da entrambi i lati. Altresì, per fortuna, succede anche di
trovare fiducia, rispetto e collaborazione, ottimi compagni di questa
“alleanza” scuola-famiglia.
Sicuramente, per
vivere più serenamente la genitorialità, serve darsi degli obiettivi.
Obiettivi che oggi,
attraverso le parole di Madre Teresa di Calcutta, possiamo raggruppare sotto
una grande dicitura: “I genitori devono
essere affidabili, non perfetti. I figli devono essere felici, non farci felici.”
Non è facile crescere un figlio e non esiste di certo un manuale d’istruzione o una ricetta magica da seguire scrupolosamente.
Ogni individuo è diverso e, in quanto tale, richiede attenzioni diverse. Tuttavia, la cosa che molti sottovalutano è la reale serenità e felicità di un figlio.
A volte ci imbattiamo in persone che pur di rendere felici i propri figli si ostinano a comprare oggetti di varie dimensioni, giocattoli, vestiti e di accontentare ogni loro singola richiesta che, chiaramente, varia costantemente.
La reale felicità è difficile da quantificare ed è da molte
persone ricercata costantemente. Tuttavia, non dipende certamente e solamente dalle
cose materiali.
Allora vi invitiamo a
dedicare a questi bambini un tempo di QUALITÀ.
A crescere figli
coraggiosi, autonomi, che abbiano una grande stima di loro stessi e delle loro
capacità.
E soprattutto, prima di
ogni cosa, vi invitiamo a SBAGLIARE e a non voler essere mai perfetti.
Quell’idea di perfezione che oggi caratterizza la nostra società e che si
imbatte anche nel ruolo genitoriale. Perché non essere perfetti? Semplice,
perché così trasmetteremmo ai bambini l’idea che nella vita si può sbagliare e
che, anzi, serve sbagliare per crescere e per apprendere.
Un adulto che non sbaglia
mai influenza anche il proprio bambino ad essere perfetto e questa dinamica può
portare a sentire il peso di un’intrigante responsabilità!
Ma, per "tempo di qualità" esattamente, cosa si intende?
Si tratta, a nostro parere, di costruire delle relazioni basate maggiormente sulla presenza emotiva che su quella fisica. Naturalmente, l’una implica l’altra.
Chiedetevi però se il tempo che avete a disposizione per stare con i vostri bambini venga sfruttato da voi al meglio.
Chiedetevi se, in quei momenti, siete solo presenti fisicamente o anche emotivamente.
La presenza emotiva vale più di quella fisica. La relazione dovrebbe essere strutturata in modo tale che, anche quando siete assenti, il/la vostro/a bambino/a sappia che ci siete per lui/lei. È qui che entra in gioco l’importanza dello sguardo di cui tanto abbiamo sentito parlare nel corso degli anni di studio.
Non si tratta di un semplice guardare, quanto di far sentire il bambino contenuto e che quel contenimento ci sarà sempre. Da quello sguardo nascerà una profonda intesa impossibile da distruggere.
Quello sguardo sarà ciò che permetterà al vostro bambino di sentirsi amato e di amare se stesso, di sentirsi accolto e di credere in se stesso.
Quello sguardo aiuterà il bambino a dire “posso farcela da solo, e se non ce la farò so che tu sarai lì, pronto a prendermi”.
Quello sguardo consentirà al bambino di sentire di “esserci”, di essere persona e individuo indipendente dalla figura genitoriale e, di conseguenza, di costruire un’identità e acquisire autonomia.
Quello sguardo vi consentirà di conoscere sempre più in profondità il vostro bambino, ciò vi permetterà di capirlo, capire le sue esigenze e poter essere ogni giorno l’esempio, il porto sicuro che non lega a sé di cui lui ha bisogno, infatti:
“ci
sono due cose durature che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli: le
radici e le ali."
William holding carter
In conclusione...
ci teniamo ad aggiungere un monito importante:
questo articolo non vuole
essere inteso come un rimprovero oppure un giudizio.
Vorremmo, al contrario, soffermarci sugli aspetti importanti di una buona educazione e della relazione educativa. Ci piacerebbe sensibilizzare tutti sull’importanza di costruire relazioni basate sulla fiducia più che sulla perfezione.
Ed infine vorremmo dire ad ogni genitore o caregiver che ci sta leggendo:
“Non colpevolizzarti per quegli errori che, inevitabilmente,
fai e che potrai commettere nuovamente. Non sei perfetto/a e va bene così.
Spoiler: nessuno lo è e nessuno ti chiede di esserlo. Invece, fai in modo che
il/la tuo/a bambino/a sappia che può contare su di te e sulla tua sicurezza.
Fai in modo che legga la serenità nei tuoi occhi e possa viverla, diventando a sua
volta un adulto capace di gestire le proprie emozioni. Non esitare a chiedere
aiuto se sei in difficoltà. Non aver paura di ammettere limiti o
preoccupazioni.
E un viaggio che in molti hanno fatto e noi siamo qui, proprio qui, vicino a te.”
Grazie di averci letto,
alle prossime – pazze ma
appassionate – avventure educative.
Erika, Jessica e
Francesca, vostra @effedimaestra.
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Ciò che
avete letto è tratto da:
- Rossini,
E., Urso, E., (2015). I genitori devono
essere affidabili. Non perfetti… Milano: Edicart.
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