Avviso ai naviganti: surfare sull’internet non è cosa da “ragazzi”.

Ricordo ancora il mio primo account su Facebook. Era il 2009, avevo appena tredici anni.

Da come ne sto parlando ora sembra che io stia ricordando il nome del mio primo fidanzatino. Invece era solo un account. Per me, che per un pelo non entro nella generazione z*, era un salto nella magia della tecnologia. Un luogo dove rifugiarmi e scrivere tutto ciò che mamma e papà non “potevano” leggere.

Salvo poi farlo leggere a mille altri utenti...

Sono passati molti anni da quel primo approccio ai social, così ingenuo e frizzante allo stesso tempo. Prima ci fu Facebook, poi Twitter e alla fine Instagram. Nel mezzo Whatsapp, Snapchat e TikTok al quale, coscienziosamente, ancora non sono arrivata.

Sono cambiate tante cose nel modo di fare e intendere la tecnologia. Con una velocità così grande da non permetterci di stare al passo con questo mondo e a volte, addirittura, spaventarci.

In questa settimana ho cercato di stare “al passo” delle funzioni social ed ho provato a condividere con altri la possibilità di pormi domande in anonimato. Devo dire che è andata meglio di ciò che pensavo: ne è nato un dibattito costruttivo con alcuni, con altri un po’ più critico.

Nonostante mi reputi adulta, ci sono modi di fare delle persone che ancora mi feriscono e mi fanno molto riflettere. Comportamenti di chi mi conosce bene, ma anche di chi mi segue da lontano e non mi conosce affatto. Tuttavia, ho imparato a superare anche i momenti critici con una battuta o dandomi del tempo per dimenticarli.

Mi chiedo però, in questi anni di chiusura forzata causata dalla pandemia e di sviluppo repentino della tecnologia, come possa vivere questo confronto l’adolescente, il “bambino”.

I mezzi si evolvono. Le connessioni vanno più veloci. I contenuti corrono all’impazzata permettendoci di subire (sì, perché molte volte non lo scegliamo) un bombardamento di tantissime informazioni al secondo.

Come possono i cosiddetti “nativi digitali” reagire a tutto ciò senza diventarne succubi?

Innanzitutto, è bene ricordare che – anche se i tempi cambiano – l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2019 ha condiviso delle linee guida importantissime sul rapporto tecnologia-neonati/infanti.

1.    I 2 anni sono la soglia MINIMA a partire da cui poter introdurre i bambini al mondo digitale. Non prima dei 2 anni.

2.    Dai 2 anni ai 4 anni dev’essere limitato l’utilizzo dello schermo ad UN’ORA AL MASSIMO al giorno. Se possibile, anche meno.

3.    Al posto della tecnologia sono preferibili attività che sviluppano la mobilità fisica e contesti di lettura tra adulto e bambino.

Il compito dell’adulto, in questa fase, sta nel proporre iniziative – anche semplici – di sviluppo motorio e lessicale, senza per forza ricorrere al digitale quando si può fare altro.

Successivamente, in una fase di crescita ed avvicinamento ai dispositivi, serve armarsi di formazione e buone pratiche per ricordare ai bambini che il digitale NON sostituisce il reale, ma arricchisce le nostre possibilità di apprendimento nella realtà (Annarumma et al, 2019).

Io vi posso consigliare, come sempre, quello che per me è giusto e vicino al mio modo di fare con i bambini.

1.    Vi consiglio di NON esporre il loro volto sui social nella minore età, nonostante siano attraversati da stimoli continui. Le foto “da mandare alla zia” non sono un problema. Lo è invece la velocità con cui possono viaggiare su un social ed arrivare nelle mani “sbagliate”.

2.    L’uso del digitale non dev’essere a-critico, bensì presentato con un senso, scelto in base alle capacità che si possono sviluppare. È comprensibile come un cartone animato possa essere un momento di svago e di intrattenimento, mentre un’attività logico-matematica un momento più serio ed apprendimento. Calibrateli in base ai vostri tempi ed esigenze.

3.    Superata l’età infantile, i bambini saranno sempre più in grado di approcciarsi a questo mondo. Insegnate loro l’educazione, anche nei social. Il rispetto da parte vostra di un vademecum, come quello che sto per mostrarvi, sarà un esempio per i ragazzi che saranno gli adulti “social” del domani.


Dopo aver chiarito – spero – delle piccolezze che possono fare davvero la differenza, vi saluto e vi abbraccio a distanza.

Sperando che l’era dell’AAD (abbraccio a distanza) possa piano piano sfumare e possiamo tornare a goderci intensamente i rapporti umani invece di quelli social.

A presto,

vostra Francesca - Effedimaestra

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Ciò che vi ho raccontato è tratto da:

  • Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • Annarumma, M. (a cura di), (2019). Infanzia gioco tecnologie. Lecce: Pensa Editore

*foto spiegazione delle diverse generazioni 

Fonte: Wikipedia


Fonte:  https://www.ninjamarketing.it/2021/12/20/boomer-zoomer-millennials-significato


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