La tecnologia nelle nostre scuole. Il digitale è veramente così presente??

La tecnologia: si racconta solamente o si fa davvero?

Durante gli anni di esperienza in aula abbiamo potuto osservare e captare diversi approcci da parte degli insegnanti nei confronti della tecnologia, ponendoci non poche domande a riguardo.
Spesso, il docente giovane “tipo”, quando arriva in aula, viene accolto a braccia aperte dal proprio team per via della sua possibile competenza tecnologica. Siamo convinte vi siate sentiti dire almeno una volta nella vita: “tu sei giovane, sicuramente ne sai più di me riguardo la tecnologia”. In quel momento, carichissimi e con voglia di cambiare le cose, avete/abbiamo offerto la nostra più totale disponibilità. Salvo poi ritrovarvi/ci ad assumere ruoli che non avevate/mo preventivato, a dover improvvisare lezioni di tecnologia perché la collega si era dimenticata che era il ‘giorno X’ associato a tale disciplina, addirittura ad improvvisare.

Ecco perché, tra le parole di Serena, oggi vi racconto quant’è importante la tecnologia a scuola.

Perché, ripetete con me, “Non. Si. Può. Improvvisare.”

Prima di cominciare, però, vi racconto chi è Serena.



Serena è una docente abilitata all’insegnamento per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria dal 20/10/2020 (la mia stessa data di laurea), grazie ad UniFI. Serena possiede un  debole per la scuola primaria. Infatti, da sei anni, prima della laurea, ha svolto alcune supplenze come insegnante. Attualmente precaria, con tanta voglia di trovare una mia stabilità, vede però il latto positivo della cosa: può vivere esperienze ‘variegate’ che la formano sempre di più, approdando ogni anno in realtà differenti.

Dov’eravamo? Ah, sì, all’improvvisazione.

Partiamo dal presupposto che l’improvvisazione nella didattica non è concepibile. L’improvvisazione la lasciamo al palcoscenico.

Inoltre, a nostro parere, non è concepibile neanche l’idea di fare tecnologia come disciplina a sé, ma è preferibile intenderla come supporto trasversale ed utile per tutte le discipline. 
Le Indicazioni Nazionali, o “Bibbia” degli insegnanti, ci ricordano che:

«I nuovi strumenti e i nuovi linguaggi della multimedialità rappresentano ormai un elemento fondamentale di tutte le discipline, ma è precisamente attraverso la progettazione e la simulazione, tipici metodi della tecnologia, che le conoscenze teoriche e quelle pratiche si combinano e concorrono alla comprensione di sistemi complessi.»

Questo breve estratto tratto dalle linee guida per la didattica spiega chiaramente che la tecnologia dev’essere una disciplina che attraversa ogni disciplina, e per ognuna di esse è necessaria. Dovrebbe essere un alleato del docente ed un facilitatore dell’apprendimento per l’alunno.

Ma i docenti italiani sono preparati all’utilizzo della tecnologia?

E soprattutto le scuole italiane pongono i docenti in condizioni ottimali per lavorare utilizzando il digitale nella propria quotidianità? Il nostro desiderio per questo articolo non è certo quello di ammorbarvi con continue definizioni teoriche, ma di instillare in voi una riflessione che può nascere dallo studio dei documenti.

Il PNSD ovvero “Piano Nazionale Scuola Digitale” è un documento redatto per favorire una giusta educazione nell’era digitale. Parla di ACCESSO, SPAZI E AMBIENTI PER L’APPRENDIMENTO, AMMINISTRAZIONE DIGITALE, IDENTITA’ DIGITALE, COMPETENZE DEGLI STUDENTI, DIGITALE, IMPRENDITORIALITA’ E LAVORO, CONTENUTI DIGITALI, ma soprattutto LA FORMAZIONE DEL PERSONALE. Di seguito, trascriviamo alcuni estratti.


Come dovrebbero essere gli ambienti per l’apprendimento

«La sfida dell’educazione nell’era digitale deve coniugare la crescente disponibilità di tecnologie e competenze abilitanti, la rapida obsolescenza tecnologica, e le nuove esigenze della didattica. Comprendere questa relazione significa aiutare la scuola ad acquisire soluzioni digitali che facilitino ambienti propedeutici agli apprendimenti attivi e laboratoriali, nonché per quelli costruttivisti o per progetto.» Il PNSD prosegue affermando che i nostri laboratori scolastici devono essere rivisti, portando in essi innovazione e creatività.
Non abbiamo la sfera magica e non possiamo osservare il vostro ambiente scolastico, ma potendoci confrontare anche con altri insegnanti sui social ci siamo chieste:

La scuola che ognuno di noi vive, le scuole in cui ha precedentemente lavorato possiamo ritenerle scuole al passo del PNSD? In alcuni casi siamo sprovvisti anche delle antichissime aule informatiche con i pc dell’era arcaica.

 

Come dovrebbe essere la formazione del personale

Ci sembra doveroso soffermarci anche sulla formazione del personale, la quale rappresenta un enorme tarlo nella scuola italiana. Il documento propone subito un chiarimento:

«Il personale della scuola deve essere equipaggiato per tutti i cambiamenti richiesti dalla modernità, e deve essere messo nelle condizioni di vivere e non subire l’innovazione. La formazione dei docenti deve essere centrata sull’innovazione didattica, tenendo conto delle tecnologie digitali come sostegno per la realizzazione dei nuovi paradigmi educativi e la progettazione operativa di attività. Dobbiamo passare dalla scuola della trasmissione a quella dell’apprendimento.»

Ci chiediamo dunque:

Il MIUR è riuscito a vincere “la sfida dell’accompagnamento di tutti i docenti nei nuovi paradigmi metodologici”? Avete almeno visto svolgere un tentativo in questo senso? Crediamo di sì, ma non lo riteniamo abbastanza forte da portare ad un cambiamento.

 

Vogliamo fornirvi, in conclusione, un suggerimento per le vostre attività digitali e confessarvi una cosa importante.

Lo strumento è la piattaforma ESSEDIQUADRO, Realizzato dall'Istituto Tecnologie Didattiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con MIUR e INDIRE. Cliccando sopra alla scritta sottolineata conoscerete un mondo di risorse utili per la didattica con le tecnologie. Entrate poi sulla voce “Banca dati” ed avrete la possibilità di fare una ricerca per materia, livello scolare, anno di pubblicazione tra più di 1000 risorse digitali disponibili.

 

Ci sentiamo di raccontarvi però un’ultima cosa: nonostante la giovane età, la praticità nell’utilizzo di tali strumenti, la sete di sapere e di formazione, non ci riteniamo docenti “innovative” ed arrivate. Il “docente innovativo”, secondo il PNSD, deve saper cogliere i contributi ed organizzare formazione in materia tecnologia. Forse non ci sentiremo mai pienamente competenti.

Ed è proprio questo il bello, il mettersi sempre in discussione non per buttarsi giù ma per formarsi ancor di più.

Noi vi auguriamo:

di capire quale sia la vostra conoscenza tecnologica,

di sapere quanto riuscite a mettere in pratica con le vostre forze e con gli strumenti della tecnologia,

di formarvi senza fermarvi mai,

di avere gli occhi di un bambino per assorbire gli stimoli adatti alla didattica,

di possedere la gioia e curiosità nei confronti dei nuovi strumenti tecnologici,

di proporre cose nuove agli allievi a cui insegnerete,

di raccontare e condividere il vostro lavoro ai docenti con cui collaborate,

di essere l’energia, la voglia, il cambiamento.

 

Goccia dopo goccia, si può fare il mare. Proviamo a rendere questa “storia d’amore instabile” tra educazione e tecnologia, una storia d’amore da favola!

 

A presto,

Serena (@vitadamae) e sempre vostra @effedimaestra.

 

Ciò che avete letto è tratto da:

  • Indicazioni Nazionali per il Curricolo 
  • PNSD: Piano Nazionale per la Scuola Digitale

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